Il tripudio sobrio di Paolo Conte


Applausi scroscianti e platea entusiasta, ma sempre composta, per due ore di musica “in smoking”. “Non siamo mica a un concerto di Ligabue” mormorava qualcuno uscendo dal teatro in religioso silenzio, quasi a non voler perdere quell’atmosfera di classe ed eleganza che ha caratterizzato venerdì il concerto di Paolo Conte al Verdi. Che non ha fatto il tutto esaurito –  probabilmente per i prezzi proibitivi dei biglietti – ma che ha visto in platea tutta l’intellighenzia culturale della città: dal sindaco Raffaelli all’assessore alla cultura Berrettini, dal direttore artistico di Visioninmusica Silvia Alunni agli organizzatori del festival “Cinema è/& lavoro”. Tutti ad applaudire il più grande cantautore italiano, l’unico artista rimasto ad esibirsi in giacca e cravatta, che al pubblico non concede nemmeno una parola, nemmeno un “grazie” prima di congedarsi, ma solo la sua straordinaria musica, dai classici come Genova per noi, Bartali, Diavolo Rosso, Sotto le stelle del jazz, Alle prese con una verde Milonga alle canzoni dell’album più recente, Elegia, fino all’immancabile bis con Via con me. Il tutto servito tra luci suggestive e musicisti straordinari. In una parola: impeccabile.

(da Il Giornale dell’Umbria del 30 aprile 2006)

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